Il mondo auto è per definizione un mondo maschile.
Nell’ azienda in cui lavoro il concetto di “parità di genere” non è un punto di attenzione, da noi per il semplice fatto che in un contesto dove ci sono più persone coinvolte non si nota mai la differenza uomo/donna. E’ già un concetto insediato nella mente di Titolari e Colleghi uomini. Se un’idea è vincente lo rimane indipendentemente da chi viene esposta… che sia espressa da un uomo o una donna.
So di aziende in cui la parità di genere è spinta così al limite da rischiare di assumere collaboratori non validi ma che fanno parte di quella categoria “protetta” lasciando il dubbio nel neoassunto di essere o meno all’altezza del ruolo.
I miei Titolari mi presentano sempre agli ospiti come l’Ing. Faraci. Per me è motivo di orgoglio. Essere Ingegnere è una qualifica, non un aggettivo ma, in nome della femminilità, anche le qualifiche professionali sono state storpiate (Sindaca, Assessora…. desinenze che nella lingua italiana non esistono)
In ogni caso mi ritengo fortunata perché nella mia azienda c’è rispetto ed educazione nei confronti dei propri collaboratori siano essi di genere maschile o femminile. Quando c’è un clima tale, il work life balance viene rispettato senza doversi fare domande sulla corretta gestione del personale in relazione alla parità di genere.
Il work life si ripercuote su tutto il personale, una delle mie collaboratrici, dopo pochi mesi in cui è entrata a far parte del mio staff, mi ha confidato che i suoi bambini le hanno detto che da quando lavorava da noi tornava a casa più felice e sorridente.
Il ruolo di un’azienda dovrebbe esser proprio questo: permettere ad ognuno di noi di tornare a casa la sera e trascorrere del tempo di qualità in famiglia.